Siamo ancora lì, il quotidiano inglese Daily Star ha scritto che ci sarebbero otto (e perché non nove? O forse dieci?) calciatori professionisti inglesi che sarebbero omosessuali, ma non vogliono dichiararlo per paura delle conseguenze future sulla loro carriera e vita personale.
E allora? Ma da quando una persona è obbligata a confessare ciò che fa nella sua stanza da letto? Perché improvvisamente non si può più difendere la propria privacy?
E’ divertente questo “salto di qualità” rispetto all’omosessualità: fino a solo pochi anni fa veniva chiesto a chi si dichiarava perché esibiva la sua omosessualità, ora si protesta contro chi decide di mantenere privata la sua vita privata. E’ la stessa forma di giudizio, ma al contrario.
Se prima il dichiararsi gay era un’ostentazione, ora la mancata ostentazione è una debolezza.
Noi, da parte nostra, umili e politicamente scorretti, pensiamo che il sacrosanto diritto di proteggere i cazzi nostri e pretendere che gli altri si facciano i loro sia un diritto fondamentale come mangiare, lavorare e andare a letto con chi ci pare.
Poi i quotidiani seri e le testate gay serie con gay e queer nel dominio la pensano diversamente. Ma non sono fatti nostri.