Perché mai dovrebbe essere il Ministro Kyenge a chiedere scusa per uno stupro, quando la responsabilità di un’atto di violenza sessuale su una donna ricade su un’intera comunità?
Perché non è invece Zaia a chiedere scusa quando è proprio la sua tracotanza da macho ridicolo ad alimentare altri machos ridicoli che solo nella violenza -verbale o fisica- pensano di trovare sollievo alla vita di merda che conducono?
Non dovrebbe essere un dirigente politico di sesso maschile a chiedere scusa per un atto perpetrato da un altro essere di sesso maschile, un atto tanto ignobile come uno stupro, dirigendo le sue scuse a nome di tutti gli uomini a tutte le donne per le violenze che hanno subito nel corso dei secoli?
Non dovrebbe essere compito di un politico fare in modo di costruire una società migliore, dove tutti possano vivere in armonia, e non alimentare messaggi d’odio basati sul colore della pelle, la provenienza, il colore politico o l’orientamento sessuale?
Non dovrebbe Zaia (è lui in questo caso, ma potrebbe essere chiunque) evitare di parlare di rispetto della donna mentre allo stesso tempo, invita il ministro Kengye a farsi carico morale di una violenza perpetrata da due africani? Cosa unisce il ministro Kengye e i due africani stupratori se non il colore della pelle? Cosa è se non un pregiudizio viscido e strisciante quello che alimenta Zaia per squisite ragioni politiche?
Il Veneto non è una terra accogliente nemmeno per i suoi abitanti, parte della mia famiglia ha origini venete, so di cosa parlo. E’ una società dove essere differenti è fortemente stigmatizzato. E’ una terra dall’identità radicata, un’identità che viene protetta con determinazione. A volte troppa.
Il Veneto è nelle parole di Zaia qualcosa di sradicato dall’Italia (ma di secessioni io non ne ho ancora viste).
Chi delinque è colpevole su tutto il territorio nazionale e chi delinque deve essere punito, ma questo esercizio tutto Italiano di scaricare su altri, sui politici rossi verdi bianchi o africani, la responsabilità dei delitti altrui è una pratica indecente, incivile, che fomenta l’antipolitica e favorisce la dis-integrazione che la Destra di questo paese tanto pratica in nome del divide et impera.
Si potrebbe dire di più, ma va bene così.