Chi sperava che l’avvento del M5S rappresentasse la novità vera della politica italiana, chi ha creduto alle parole di Bersani quando diceva che si era abbassata l’età del Parlamento, ed era vero (per meriti del PD, di Sel e del Movimento di Grillo), chi sperava quindi che le dinamiche parlamentari potessero cambiare, ha ricevuto ieri una cocente, ennesima delusione.
La gerontocrazia al potere, gli uomini in parlamento da vent’anni e più, collusi tra loro grazie a lunghissime coabitazioni, quando devono scegliere tra loro stessi e il rinnovamento, scelgono loro stessi. Non stupisce.
Non stupisce che in Italia, dove ci sono più 65enni che 20enni, chi dovrebbe andarsene rimanga lì per rubare il posto a chi una vita deve farsela, nella manifestazione della più profonda e disgustosa forma d’egoismo che un essere umano possa manifestare.
L’oligarchia parlamentare è assai simile al padre-padrone incolto e buzzurro che tratta a pesci in faccia il figlio laureato che fa il giornalista, schiaffeggiandolo con biglietti da cento euro. L’oligarchia parlamentare dei gerontocrati, si ricorda dei giovani solo quando deve chiedere il loro voto ed è incapace di sviluppare piani di governo che includano il lavoro, lo sviluppo di, e l’apertura a, tutto ciò che è giovane.
La battaglia che si combatte in Italia in questo momento è quella contro Saturno che mangia i suoi figli. Per questo Marini non deve essere eletto. Perché rappresenta il vecchio, ciò che le elezioni hanno spazzato via con l’ingresso dei cittadini 5 Stelle in parlamento.
Rappresenta la gerontocrazia oligarca al potere che elegge se stessa.
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