Non mi fido di Grillo, non mi fido di Casaleggio, non mi fido del M5S. Per evidenti ragioni se non mi fido del Capo e del Sottocapo non posso fidarmi dei Capetti, soprattutto quando sono Capitanati da personaggi come Roberta Lombardo e il Bradipo Vito Crimi.
Non mi sono mai fidato di Berlusconi, che non vuol dire che tutto ciò che ha fatto è merda, perché non è vero, non mi sono mai fidato di lui e non l’ho mai votato per la sua disgustosa (per me) propensione alla mancanza di trasparenza, a vedere un nemico – e non un avversario – in colui che non era d’accordo con lui fossero i giudici comunisti (pura invenzione) o i rappresentanti di altri partiti.
La storiella dell’elezione del candidato presidente della Repubblica via web, sul sito del M5S (errore! è il sito di Grillo, non quello del Movimento che dovrebbe rappresentare e che governa con il pugno di ferro e nessuna trasparenza), stroncata da un malvagio Hacker, non mi sembra francamente diversa dalla storiella delle toghe rosse contro il Puro.
L’attacco informatico dagli sconosciuti – che mi ricorda tanto l’attacco dei giudici comunisti – ha invalidato le consultazioni. Punto. Questa è la trasparenza del web di cui delirano i Movimentisti Cinque Stelluti e i loro leaders.
Chi ha votato i candidati? Quanti? Come sono distribuiti i voti? Quale è la loro quantità? Quanti sono stati i votanti? Quanti avevano i requisiti per votare? Come si può essere tanto ingenui (Casaleggio, è il tuo mestiere) da evitare le necessarie barriere agli hacker in un giorno sì importante? Bastano le citazioni latine di Beppe Grillo su Roma che va a fuoco (gli abbiamo risposto su Twitter con “De Inutilitate Culturae…” è passato inosservato, peccato).
I Movimentisti Cinque Stelluti vaticinano di libertà e democrazia diretta su tutte le radio dello stivale. Sono davvero perplesso. Questo pressapochismo e questo odio per quella che chiamano “casta” pensando di sostituirla con la Gabanelli (con tutto il rispetto, ma perché non la de Filippi? già che si vuol parlare al popolo…) alla presidenza della Repubblica, fa ridere. O piangere. A seconda dei casi.
Perché essere una eccellente giornalista (e la Gabanelli lo è) non garantisce capacità di essere poi un eccellente presidente della Repubblica. Così come essere un incazzato anticasta (Grillo docet) non garantisce la capacità né i mezzi per governare.
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