Il nostro collaboratore, lo scrittore Bo Summer’s, colpito dalla lettera del nostro anonimo (per il grande pubblico) lettore “Ho 52 anni, sono gay e sono morto”, gli scrive una lettera aperta che pubblichiamo di seguito:
“Da anni pensavo di ritornare, in vita, ero solo svenuto, non morto.
Sono gay, scrittore, ho 52 anni e non sono morto. Scrivo a piene mani, questo testo, con l’ansia di dire, in quasi risposta ad una email pubblicata da Gaiaitalia.com e arrivata alla loro redazione.
Sono uno scrittore, per chi ancora non lo avesse capito o finge di non capirlo. Ho avuto i miei momenti di credibilità tra la metà degli anni ’80 e gran parte degli anni ’90. Scrivevano di me, mi recensivano. Diventai un caso letterario, in quegli anni, per una mia piccola versione di alcuni testi giovanili di Paul Verlaine.
Per anni lavorai nell’editoria, ben quindici. Tra piccole e gradi redazioni. Fin ad arrivare al più grosso Gruppo Editoriale italiano. Piaccia o no.
Poi tutti finì a causa del mio poco arrivismo e del mio essere ribelle. Brutta storia.
Vivo come posso, ora, non certo di scrittura. Ma scrivo. Qualcuno mi segue, forse ha capito che dietro Bo Summer qualcosa di diverso c’è.
Gli amici dell’ambito letterario sparirono, io pure. Ci fu un velo di dimenticanza sul mio nome.
Gli amici del quotidiano sparirono, invece, per altri motivi, un mio cambio di città, volevo la metropoli, o per loro malattie irrisolvibili.
Mi ritrovai solo, caro amico. Non so se mi leggerai.. ma pensavo d’essere morto, ero solo svenuto.
Perché ti scrivo? Perché non ho altro modo per raggiungerti se non questo. E vorrei dirti che la chat non ha un ideale estetico da perseguire (le frequento, le conosco bene) così come non ce l’hanno i locali gay. non ti dico che l’apparenza è diventata l’unica merce di scambio, compresi i centimetri del proprio organo sessuale, perché lo hai già capito da te. Io ci rido sopra. Ci gioco.
Scusami se ti ho scritto qui, ma credo, e vorrei dirti, che il dialogo esiste ancora. Con difficoltà. Ma esiste.
Buona vita, amico a cui non so dove rispondere.”
La lettera dell’anonimo amico ha provocato molte reazioni, da quella di Aurelio Mancuso che ci chiede di entrare in contatto con lui ai numerosi messaggi su Twitter. Una testimonianza che ha colpito i nostri lettori, fortissima nella sua sincerità.