I divertenti paralleli tra la situazione politica italiana, la sede vacante in Vaticano, la prossima scadenza del mandato di Giorgio Napolitano, di cui tutti i serissimi e mai schierati giornalisti italiani scrivono di qua e di là, fanno forse più tenerezza che orrore. Le indiscrezioni sul Conclave, i Vescovi italiani lo volevano subito, quelli americani e tedeschi hanno detto “niet”, la necessità dell’unanimità sul nome (come far credere altrimenti all’illuminazione “regalata” dallo Spirito Santo che si manifesta solo in occasione del Conclave salvo poi dormire per il resto del mandato papale) e tutto ciò che si dirà sull’elezione del nuovo Teocrate non sono altro che parte del gioco che anche i media reggono, non si sa a beneficio di chi.
Si elegge un capo di stato, punto. E l’elezione di un capo di stato, in una dittatura teocratica non ha niente di diverso da quella dell’elezione di un qualsiasi dittatore mascherato da democrata che viene salutato da una folla plaudente di fanatici che gridano al miracolo. Lo abbiamo visto in molte occasioni e in altrettante occasioni, condannato. Con i Vescovi non si è mai fatto abbastanza, opera dello Spirito Santo o di genetici considizionamenti culturali?