Catello Saggi è un talentuoso attaccante, desideroso di una vita diversa da quella del padre, operaio nei cantieri navali. Settimio Mari è figlio del patron del Reate, una squadra di serie B. Colto e benestante, Settimio è perfettamente integrato con il team sul campo e mantiene un pretenzioso distacco dai compagni in tutti gli altri momenti. Cede, però, al richiamo di Catello: il rapporto fra i due sfocia in una storia d’amore il cui fragile equilibrio è messo alla prova dalle indagini della polizia sulla sospetta promozione del Reate in serie A. Settimio intraprende allora una riflessione serrata sul suo presente e sul suo passato che lo indurrà a riconsiderare ruoli e atteggiamenti e a compiere, così, scelte drammatiche e inaspettate.
E’ questa la presentazioni di Lusores, il libro di Cristina Lattaro sull’omosessualità nel mondo del calcio, tratto dal blog dell’autrice che abbiamo voluto conoscere meglio attraverso le domande di Maximiliano Calvo.
L’intervista
Argomenti scottanti, prima militari gay e poi calciatori, chi si vuole inimicare?
Max, non sei il primo che fa questa osservazione. In realtà non voglio inimicarmi nessuno e nemmeno credo che ci sia motivo per arrivare ai ferri corti. Anzi, ho altri due romanzi in mente sulla tematica gay a cui spero di potermi applicare al più presto. É anche vero che ho frugato in un paio di mondi in teoria blindati in materia di omosessualità sebbene la cronaca abbia dato sempre più risalto ai vari coming out provenienti dall’ambiente calcistico e spesso si sia citato il “don’t ask don’t tell” in voga tra le file militari statunitensi. Secondo me queste non sono nemmeno più notizie, visto che non contengono alcuna novità dacché neanche c’è mai stata una novità in merito. Se qualcuno vuole aprire un contenzioso con me, comunque, sono ben disposta al confronto.
Ci racconta la genesi del libro?
Questa è una bella domanda nel senso che la genesi di Lusores è la medesima di Milites e la stessa dei due libri che eventualmente seguiranno. Un giorno come un altro, mentre pensavo a di tutto di più, nella mia mente si è delineata un’immagine molto semplice. Due uomini che si baciavano. A quel punto ho iniziato a riflettere su chi potessero essere e si sono affacciate varie ipotesi. Settimio e Catello (i due calciatori di Lusores, appunto), Fabio e Domizio (i sue soldati di Milites) e poi ancora. Si è trattato solo di ricostruire un quando e un come. Una camera di ospedale, nel primo caso, una palestra nel secondo.
Conosce personalmente episodi di omosessualità nel calcio come da lei raccontato nel libro?
No, non li conosco personalmente. Del resto non frequento questo mondo. Tuttavia ricostruire la storia di due uomini innamorati dotati di scarpe col tacchetto mi è addirittura parso meno difficile che considerare altre realtà. Si tratta di umanità condizionata dai ritmi di “un lavoro” sovrapagato, ma anche un lavoro ben documentato. Le telecamere indugiano spesso negli spogliatoi come nella vita privata degli assi del pallone, dunque il materiale da cui attingere era addirittura esorbitante.
Perché il titolo “Lusores”?
Perché mia madre (e mia sorella) sono appassionate di calcio, tifano Lazio. Quando vivevo in famiglia, la loro passione esagerata ha condizionato le domeniche mie e di mio padre oltre che altri giorni extra (coppe, dibattiti del lunedì, riconsiderazioni del venerdì, premesse del sabato). Mia madre è anche un’esperta di latino, dunque alla fine il titolo è nato da sé.
C’è ancora bisogno di “raccontare” l’omosessualità nascosta di certi ambienti, perché?
Vorrei collegare questa domanda a quanto ho detto a proposito della mancanza di novità nei fatti di cronaca che si occupano di omosessualità. Ho scritto il romanzo senza alcuna polemica, senza intenzione di aprire un caso, ma solo perché ispirata da un fotogramma e da una certa ambientazione. Una storia d’amore come un’altra, con qualche spruzzata di giallo.
Del lesbismo nel calcio femminile si parla ancor meno che dell’omosessualità nel calcio maschile, perché secondo lei?
Secondo me soltanto per il fatto che il calcio femminile non gode minimamente del seguito di quello maschile. É una disciplina che purtroppo giace nelle retrovie dell’interesse pubblico e di conseguenza vi rimane pure per altri aspetti siano essi sociali, economici o quant’altro.
Come nasce la sua storia di scrittrice?
Nasce dal mio essere una lettrice, innanzi tutto. Sono stata foraggiata dalla serie di Salgari che aveva mio padre e dai classici francesi di mia madre. Ho sempre avuto parecchie trame in testa ma la scintilla si è accesa all’improvviso, quando ho deciso che tutto sommato potevo permettermi di assecondare l’altro lato della mia personalità, quello dominato dal segno dei pesci (sono una cuspide acquario-pesci e come acquario faccio l’ingegnere).
Il suo libro è disponibile in e-book?
Non lo è Lusores, lo è invece Milites.
Come vede la situazione dell cultura in questo paese?
Rispondo considerando un aspetto che mi fa soffrire. Se dovessi regolarmi sul livello dei testi scolastici dei miei figli direi: per niente bene! Sono troppo semplificati rispetto a quelli che usavo io, banalizzati. Questo aspetto contribuisce all’appiattimento della cultura media laddove il culmine è spesso rappresentato dalla scheda a fine capitolo che richiede dei segni di spunta e brevi rispostine da scrivere su due righe tratteggiate…
Ha avuto difficoltà nel pubblcare “Lusores”?
Nessuna difficoltà. L’editore ha pubblicato il testo a due mesi dalla sua ricezione, nell’aprile 2012, dopo aver appena stampato La saggezza dei posteri nel dicembre 2011. Questa risposta sollecita da parte delle Edizioni Nulla Die mi ha soddisfatto moltissimo!
Progetti futuri?
Scrivere ancora e partecipare a molti eventi letterari: mi piace!
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