Stamattina, dando un’occhiata in giro sul web, per scoprire se c’era qualcosa di accettabile da pubblicare e su cui chiacchierare un po’, come m’ha chiesto il capo di questa umile testata, ho scoperto che anche i siti gay seri, quelli ufficiali che c’han la parola “gay” nel dominio, si stancano i gomiti e le dita scrivendo che il prossimo papa, che potrebbe anche essere nero, potrebbe essere più omofobo di Ratzinger.
Come il post-tangentopoli, la seconda repubblica e il nuovo che avanza insegnano, come la Terza Repubblica prossima ventura insegnerà, al peggio non c’è mai fine, quindi mi chiedo il problema dove sta: la Chiesa, per sua natura, i suoi esponenti, la sua struttura e i suoi dogmi, devono rimanere per forza così come sono, immobili, impassibili di fronte al tempo che nemmeno una splendidamente costruita finta fotografia con fulmine su San Pietro può scalfire, quella che è la loro missione a parole e nei fatti non può cambiare. Perché la chiesa non è fede, la chiesa è potere esercitato attraverso la tradizione.
Così che un nuovo papa bianco, nero o a pois che sia, sarà sicuramente omofobo, conservatore, infallibile, vestito di bianco, parlerà da San Pietro, dirà una cosa e ne farà un’altra, esattamente come tutti i papi prima di lui, ad uso e consumo di una massa di fanatici sempre più fanatici e sempre meno fedeli che corrono in vaticano per ascoltare il verbo. Che è sempre meglio che pensare. Pronti a gridare “Santo subito!”.
Così che la domanda sarebbe: gli omosessuali cattolici per quanto staranno ancora lì a soffrire dell’omofobia delle gerarchie vaticane e del suo capo? La seconda domanda è: rispetto al nuovo papa omofobo, la notizia dove sta?
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)