Uno dei nostri vicini più scomodi, uno dei paesi che ci invia un gran numero di clandestini grazie agli accordi pieni di buchi che Berlusconi fece con il suo grande amico Gheddafi, ci sta dando esempio lampante e chiaro, dai tempi della rivoluzione del di due anni fa, di cosa vuol dire difendere con le unghie e coi denti l’ideale di paese in cui si crede. Nonostante gli attacchi dei Salafisti, la loro dittatura in pectore, il loro considerare lo stato teocratico un fatto più che una necessita, la disgustosa ipocrisia del partito Ennahda, toecratici di fatto e tra i più pericolosi, e del loro tentativo di restaurazione, il popolo composto in gran parte da giovani con meno di 25 anni, la ricchezza più grande possibile, qualcosa che il nostro paese di vecchi (dentro e fuori) ha dimenticato, non si è mai arreso.
L’ultimo episodio: l’assassinio di Chokri Belaïd, leader di un piccolo partito di sinistra, ma politico abilissimo e convintissimo democrata, ammazzato -pare con la complicità del suo autista, da esponenti di quell’islamismo radicale che sta tentando di trasformare tutto il Maghreb in un gigantesco Iran immobile, fagocitato dagli obblighi, dai divieti e dalla preghiera come senso dello stato e non come libera espressione di fede.
Gaiamaghreb.com offrirà ampi stralci dalla stampa del paese sulla situazione così che chi è francofono e voglia informarsi sappia dove andare, considerando il pochissimo spazio che alla questione dedicano i giornali italiani, rimbambiti tra le elezioni e Balotelli.
Dove sta l’esempio della Tunisia? Nella capacità di resistere, di aggredire il potere con marce pacifiche, di partecipare (pare fossero milioni) ai funerali di un leader politico il cui assassinio ha significato l’assassinio di un’idea di democrazia largamente condivisa dal popolo tunisino che dopo Ben Ali ha provato Ennahda e ha già detto basta, dalla conquista della consapevolezza che essere laici e musulmani è possibile, che nulla si mantiene se non si lotta.
La grassa Italia che piange miseria e che si sente povera e che ancora immensamente più ricca di tutti i paesi del Maghreb messi insieme ha dimenticato cosa significa lottare: è rimbambita dalle televisioni, dai vestiti firmati che non può più comprarsi (nella civile Modena si facevano mutui per comprarsi Armani e vacanze alle Seychelles, tanto c’era lavoro e si potevano ripagare ora le banche mutui per cazzate non ne danno più e i finti ricchi e le finte Signore devono tornare ad essere ciò che erano, gente comune, che spesso è la gente perbene), della ricchezza che pensava di avere e che non ha mai avuto, dei voti a una destra che vendeva sogni, che la faceva sentire importante, molto più importante di quegli immigrati di merda se ne stessero a casa loro, insomma quell’Italia lì potrebbe imparare da questi milioni di giovani come si difende una nazione dagli attacchi dell’arroganza del ptoere, perché è nel momento presente che costruiamo il futuro.
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