Non si risparmiano le forse di sicurezza russe: il pestaggio degli omosessuali è ormai assurto a fenomeno nazionale. In vista della discussione sulla legittimità (sic) delle odiose leggi contro “la propaganda omosessuale” approvate da diversi stati russi, che la Duma dovrebbe discutere giovedì 24 gennaio (se dichiarate legittime, la Duma le estenderà immediatamente a tutto il territorio nazionale), un gruppo di omosessuali si è riunito per manifestare davanti alla Duma.
Pronto intervento delle forze dell’ordine che hanno iniziato a pestare a destra e a manca, coadiuvati dagli onnipresenti attivisti ortodossi, contro gli attivisti che avevano l’ardire di baciarsi in pubblico.
La coerenza delle autorità russe rispetto all’omosessualità si rispecchia in questa breve descrizione della situazione: l’omosessualità è stata depenalizzata nel 1993, ma l‘omofobia popolare è feroce, fomentata dall’ignoranza, dalla mancanza d’informazione sulla questione e dalla Chiesa Ortodossa. D’altro canto, depenalizzazione a parte, una legge definisce reato e punisce severamente, con carcere e multe fino a 15.000 euro, il semplice manifestare in favore dei diritti di lesbiche, gay e transessuali.
A questa legge si affianca un’altra legge, che non ha valenza nazionale, non ancora, che proibisce la “propaganda omosessuale” senza spiegare in che cosa questa “propaganda” consista. Alcuni tra i più irriducibile attivisti russi dei diritti LGTB sono stati pestati e imprigionati più volte.
Uno di loro ha chiesto asilo politico in Spagna.