di La Lurida
”Quando la democrazia finisce bisogna fare qualcosa”, con queste parole riportate dal sito de l’Unità, l’ex Premier e fondatore della scatola vuota chiamata Pdl, partito del Nulla che ha governato l’Italia del Niente, ha commentato la sua condanna.
Chiaro. Chiarissimo. La democrazia, che era cominciata con Lui e con la di Lui resistenza alle toghe rosse, agli sporchi magistrati comunisti che osavano entrare nei suoi affari privati, che era continuata con leggi e leggine ad personam atte a evitare i processi dei capi (in Italia il falso in bilancio è depenalizzato anche grazie a quelle leggi), finisce con Lui e con la condanna a quattro anni di detenzione (tre abbuonati grazie all’indulto) e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici.
I ”peones” del berlusconismo attivo, quelli che dirigono le corazzate di famiglia, hanno detto chiaro e tondo come la pensano. Hanno parlato di ”accanimento giudiziario” e delle solite storie. La Santanchè, che tre giorni fa parlava di Berlusconi come il principio di tutti i mali del Pdl èarrivata a dichiarare che dopo la sentenza l;ex-premier dovrebbe ricandidarsi.
Dio non si condanna e per loro il capo è dio. E’ l’Italietta dei dieci e lode: se fai il bravo te lo meriti. Sennò sei bocciato.