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Bill T. Jones a Ferrara 2012

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di Emilio Campanella

Dopo due terremoti, dopo mille incertezze, dopo un’estate di notizie contrastanti, ecco di nuovo aperto ed agibile il Teatro Comunale di Ferrara. Prima di entrare mi guardavo intorno, la sera del nove Ottobre, all’imbrunire.

La facciata della cattedrale, riaperta; la torretta del Castello, con le impalcature, ma di nuovo là; il muro del fossato con la targa che ricorda i martiri della notte del ’43; la magnifica corte ovale del teatro, e l’elegantissima, intima sala dove poco dopo si sono abbassate le luci, si sono accese quelle del palcoscenico, per una magnifica serata di danza. La BILL T. JONES/ARNIE ZANE DANCE COMPANY ha presentato il suo nuovo-antico programma: BODY AGAINST BODY, ad inaugurazione della stagione di danza del teatro.

Il programma si componeva di tre coreografie: DUET X 2 (1982/2003) di Bill T. Jones, danzata da La Michael Leonard, Jr., Antonio Brown, Talli Jackson. CONTINOUS REPLAY (1977/1991) DI Arnie Zane, rev. di Bill. T. Jones, interpretata da tutta la compagnia e BLAUVELT MOUNTAIN (A FICTION) (1980/2002) di Arnie Zane e Bill T. Jones, rev. Bill. T. Jones, danzata da Talli Jackson e Erick Montes. Quello che colpisce nella composizione di questo programma. è la coerente unitarietà che sembra legare i tre pezzi, testimonianza di una continuità e coerenza ispirativa che ancora dura a distanza di più di trent’anni. Ricordo che la compagnia era ospite abituale di Milano Oltre, e colpiva ogni anno con le novità, le invenzioni, la vitalità, il gioco delle sue coreografie. Poi, alcuni anni dopo, la tragedia che portava via Arnie a Bill, a soli quarant’anni.

Successivamente il coraggio di Bill di continuare da solo il loro lavoro e dar vita anno dopo anno ad una compagnia di danzatori straordinari, e proporre nei suoi spettacoli temi forti ed anche molto drammatici, spunti di riflessione su argomenti legati ai diritti umani, al diritto alla vita, ad una morte dignitosa, insomma i grandi temi di dibattito di questi ultimi anni, e sempre con grinta e coraggio, creando spettacoli memorabili. Quello
che è stato proposto è un gruppo di lavori apparentemente più ludici, ma quanto profondi e riflessivi sui rapporti umani, la coppia, i gruppi e le loro dinamiche, mescolando abilmente materiali tipici del modern americano, del post- modern, del contact-improvisation. Il primo brano, quasi in silenzio vede due coppie, ma formate soltanto da tre persone, quindi con un avvicendamento: rapporti fraterni, camerateschi, ma anche di più…. corse, prese, passi, legazioni con un pizzico di acrobatico.

 

Il secondo, dall’esito travolgente e l’applauso che è stato un boato, ha un “corifeo” che costruisce pazientemente ed ostinatamente una legazione, man mano raggiunto dalla compagnia nella sua interezza; che viene abbandonato e ritrovato, ma non si smuove dal suo intento, coerentemente nudo dall’inizio alla fine, come sono tutti dapprima, ma man mano, a poco a poco vestiti di blu, e poi di bianco. La grammatica danzata si compone e scompone sempre in maniera un poco stravolta, e con non poco spirito. Il terzo è un lungo, complesso trascinante pas de deux di uomini, con continue puntualizzazioni, rimandi, incisi, quasi capitoli, capoversi, capolettera di un discorso danzato. Il gioco è quello del contrasto;  questi uomini sono molto diversi: uno grande e possente, l’altro piccolo, velocissimo, come un folletto, ed è talvolta esilarante la sfida dei “limiti” dei due, ma specialmente il contrasto interessantissimo dell’esito dei medesimi movimenti compiuti dall’uno e dall’altro, sempre morbidi, fluidi, forti. É un continuo entrare ed uscire da un gioco talvolta anche molto serio, con spirito e prese frequentemente rapinose. Altre volte è accaduto di rivedere lavori di alcuni decenni fa e non infrequentemente, dover constatare come certe cose risultino irrimediabilmente datate, non in questo caso, anzi, sembra che il tempo abbia giovato a queste coreografie valorizzandone qualità allora messe, forse in ombra dalla enorme produzione di coreografi coevi, dai grandi maestri, ai giovani emergenti, in un periodo memorabile e rimpianto per l’arte coreutica.

Arnie e Bill erano già due giovani maestri, ed oggi ce ne rendiamo conto pienamente. Va da sè dire che la serata ha avuto una grandissimo successo, e che la compagnia è stata chiamata – accompagnata dal suo direttore – innumerevoli volte alla ribalta.

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