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HomeNotizieDiritti UmaniDopo ''l'attacco'' alla Bindi con lustrini arriva l'intelligente (sic) risposta di Gaynews.it

Dopo ”l’attacco” alla Bindi con lustrini arriva l’intelligente (sic) risposta di Gaynews.it

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Se ne sentiva il bisogno: il sito Gaynews.it contrattacca a un pacato articolo di Andrea Chiarini sul lancio di lustrini (loro li chiamano ”glitter” ché son colti) con quattro righe che ben spiegano perché le cose lgtb stanno dove stanno. L’articolo, se cosí si puó chiamare è il seguente:

”Manifestare con un pacifico lancio di glitter il proprio dissenso ad un’esponente di partito non solo ha stile ma pure tanta eleganza che regala colore alle posizioni grigie della deputata di Sinaluga. Perché se per Rosi dobbiamo trovare un istituto tutto nostro per sposarci, ci permetta pertanto il giornalista Chiarini questo modo tutto nostro per dissentire…”

A cosa serve lanciare lustrini alla Bindi? A permettere ai gaïniusi di scrivere che i lustrini sono la pace? La politica LGTB italiana è fatta di lustrini o di gente senza diritti. Perché chi ha voce in capitolo, o ritiene di averla, in tema di cose LGTB solo parla di lustrini. Perché ai lustrini -vedi visibilità – non si sostituisce l’intelligenza politica?

Per dovere di cronaca pubblichiamo di seguito anche l’articolo di Andrea Chiarini:

Non è stato un bello spettacolo quello che ha chiuso la festa del Pd al Parco Nord. Vogliamo dire che “l’agguato” alla presidente del Pd Rosy Bindi, da parte di alcuni rappresentanti della comunità gay bolognese, è stato se non violento, almeno eccessivo, invasivo, sopra le righe?

Vogliamo aggiungere che se la posizione della Bindi sulle nozze omosex le avesse espresse qualche altro maggiorente del partito, magari uomo e non donna, non sarebbe stata inscenata una protesta così? La battaglia del mondo gay e Lgbt per rivendicare il diritto a sposarsi, per le coppie dello stesso sesso, non si discute. Né può essere oscurata da un passo falso. Ma proprio per questo il lancio di brillantini e riso sulla povera Bindi, chiamata a chiudere la festa provinciale dei democratici, alla fine non è stato altro che uno spot, un po’ triste, per guadagnare un po’ di visibilità. Senza tuttavia spostare di un millimetro l’asse di un partito che è stato spesso, su questi temi, poco attento. Non è che decenni di sostegno al Pci-Pds-Ds-Pd, con o senza la Bindi, abbiano consentito ai gay, che fanno riferimento alla sinistra, di conquistare chissà quali traguardi in tema di diritti civili (a parte qualche eletto in Parlamento e negli enti locali). Ma non è questo il punto.

L’impressione è che continui ad albergare in una certa sinistra l’idea che, «siccome siamo più democratici del centrodestra» tutto si più fare, anche esagerando. Ecco, anche no. Ci sono altri modi per contestare, nei contenuti, con uno scontro anche aspro mantenuto sul piano politico, le posizioni sui gay della Bindi. E fa tenerezza il rimbrotto dal palco del segretario del Pd Raffaele Donini ai protagonisti di una iniziativa per altro annunciata, quasi a voler prendere le distanze a frittata fatta. Da padrone di casa, che ha voluto dedicare la festa alla memoria di Maurizio Cevenini, uomo del dialogo sempre e comunque, forse avrebbe dovuto muoversi per tempo per evitare che la Bindi, già vittima delle battutacce del Cavaliere, finisse imbrillantinata al Parco Nord.

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