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L’Ospite del Lunedí: parliamo di legge elettorale con Aurelio Mancuso

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AurelioMancuso00di Giovanna Di Rosa

Perché con Aurelio Mancuso? Perché ci ha detto di sí. I vari capetti di partito che abbiamo contattato non ci hanno nemmeno risposto, Di Pietro in primis, che evidentemente trova -e ha ragione- più conveniente gridare le sue ragioni su SKY che sulle nostre pagine. Poco importa. L’intervista è chiarificatrice e la trovate di seguito:

Se prima c’era il ”Porcellum” il rischio è che ora si partorisca il ”Puttanaium”. Sulla nuova legge elettorale si dice tutto e di tutto. Lei cosa dice?

Penso che non sarà facile approvare in tempo una nuova legge elettorale, questo a causa dei veti incrociati tra i partiti. Sarebbe una sciagura se rimanesse in piedi il Porcellum, la peggiore legge elettorale che la nostra Repubblica abbia mai conosciuto. Spero che prevalga il buonsenso e il concorso di tutte le forze politiche, perché le regole dovrebbero sempre essere scritte insieme da maggioranza e opposizione.

Il presidente dell’IDV Di Pietro denunció in un recente video che la nuova legge elettorale sará costruita per non dichiarare le alleanze prima del voto…

Sono tra quelli che continua a chiedere una legge che permetta il giorno dopo di avere una maggioranza chiara e un leader che la guida. Altri tipi di escamotage rimanderebbero indietro le lancette della storia e aggreverebbero la crisi di fiducia tra le persone nei confronti della politica. Oggi c’è un urgente bisogno del confronto tra programmi differenti e candidati leader autorevoli e riconosciuti, pena l’ampliamento degli istinti populisti, che esprimono un giusto malcontento, ma non affrontano i problemi concreti.

Sta tornando la vecchia proporzionale in DC nomine?

Di per se la scelta proporzionalista non significa impossibilità di costruire prima le alleanze. Nessuno impedisce ai giuristi di prevedere un sistema che faccia emergere la reale consistenza delle forze politiche e allo stesso tempo individuare sbarramenti di soglia e premi di maggioranza che obblighino alle aggregazioni. Sarebbe importante individuare un sistema elettorale che non cancelli le differenze, ma permetta con determinazione la governabilità e l’assunzione di responsabilità da parte dei partiti.

Ivan Scalfarotto scrive che non è d’accordo a che le preferenze siano palesi. Cosa significa?

Credo si riferisca al fatto che il PD è contrario alle preferenze per eleggere i deputati e senatori e invece d’accordo con le candidature di collegi dove ogni alleanza o partito propongono un candidato che si misura con concorrenti.

E Lei cosa pensa?

Tendenzialmente sono d’accordo che le preferenze aumentano la capacità di intromissioni esterne e del voto di scambio, oltre che a una battaglia fratricida all’interno delle liste, che alimenta a dismisura le spese ufficiali e surrettizie delle campagne elettorali. Dobbiamo sempre tener conto che purtroppo il nostro Paese, più di altri, è soggetto all’intervento di poteri mafiosi e malavitosi che da sempre cercano di imporre i propri candidati ed eletti. In via generale il tema non si elimina del tutto nemmeno con la più bella legge elettorale possibile. La trasparenza sulla scelta dei candidati, sulla gestione delle campagne elettorali, sui soldi spesi, dovrebbero esser normate con più severità.

Perché non impariamo nulla dai francesi? Non sarebbe meglio un maggioritario a doppio turno dove chi non è votato va a casa?

E’ un sistema che personalmente prediligo e che anche all’interno di diversi partiti trova numerose adesioni. Come si sa ogni Stato ha una sua storia e conformazione istituzionale originale. Trasportare quel modello nel nostro Paese non è a tutti gli effetti semplice, e soprattutto spaventa molti politici. Sottolineo poi, che anche la peggiore legge elettorale in presenza di un sistema politico sano e riformato può funzionare. Le regole sono importanti, ma è come si interpretano e si concretizzano nella quotidianità che è decisivo affinché le istituzioni funzionino. Di certo non è più sopportabile votare con una legge che lascia ai partiti la nomina dei deputati.

Con la nuova legge elettorale come la metteremmo con le candidature gay, di cui non è proprio che si senta il bisogno dati i risultati ottenuti…

In questo caso la domanda da farsi è: esistono figure gay che è necessario portare in Parlamento affinché proseguano e rafforzino l’azione svolta, da Grillini, Concia, Luxuria, e così via? E’ all’orizzonte una stagione che se ben governata e giocata su una strategia unitaria e solidale possa portare a dei risultati concreti? Io penso che sarebbe utile ragionare in questi termini e non pensare a candidature singole, percepite come soddisfazione di ambizioni carrieristiche. Avere una “pattuglia” coesa lgbt in Parlamento sarebbe un grande risultato se frutto di un vero impegno da parte dei partiti a trattare la questione dei diritti civili non come un di più, ma come elemento costitutivo di un programma di governo.

Non c’era un referendum da qualche parte per una legge elettoral decente? Se sí, che fine ha fatto?

Erano stati ipotizzati due quesiti referendari, che dopo aver raccolto oltre 500mila firme, erano stati depositati a settembre 2011. La Corte Costituzionale il 18 gennaio di quest’anno li ha ritenuti inammissibili, suscitando forti polemiche politiche. Non entro nel merito delle motivazioni, perché come garantista sono abituato a rispettare le sentenze dell’Alta Corte. La questione però, come si sa, rimane in piedi, e spero vivamente che i partiti la affrontino, in caso contrario sarà un brutto segnale, che potrebbe aprire scenari inediti. Il nostro Paese non si merita anche questo schiaffo.

Già presidente di Arcigay, fondatore di Equality Italia, promotore dei diritti civili delle persone lgtb e non, impegnato in politica dai tempi del PCI, già coordinatore nazionale del tavolo per i diritti lgtb del PDS/DS, ha recentemente rilasciato una intervista su temi lgtb al nuovo mensile web edito dal nostro gruppo Yomagayzine Italia.

 

 

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