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Venezia, Tiziano mai visto

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di Emilio Campanella

Dal 29 Agosto al 2 Dicembre, un’occasione importante per vedere un’opera giovanile di Tiziano, proveniente dall’Ermitage di Pietroburgo: ”TIZIANO MAI VISTO, La fuga in Egitto e la grande pittura veneta”, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

Il lungo restauro dell’importante telero dipinto dal cadorino nel 1507 su commissione di Andrea Loredan ed il suo palazzo (l’attuale Ca’  Viendramin Calergi), esposto a Londra prima della tappa veneziana, rappresenta un’ulteriore capitolo dei rapporti con il museo russo cui quello veneziano aveva affidato la giorgionesca Tempesta (presente in mostra) per alcuni mesi.

Intorno a questa importante occasione il Professor Pavanello ha costruito un ”piccolo” percorso di opere coeve di grandissimi maestri: un vero collier di pietre preziose, se mi si permette la metafora. Una ventina scarsa di opere di altissimo livello, fa corona alla grande tela tizianesca, scegliendo un punto di osservazione non lontanissimo, almeno all’apparenza, da quello della mostra milanese di Palazzo Reale dei mesi scorsi: TIZIANO E LA NASCITA DEL PAESAGGIO MODERNO.

Si tratta di una riflessione legata alla scoperta della natura e del paesaggio, in quel momento della pittura veneta, dei suoi maggiori esponenti, e di alcuni artisti che intorno ad essa gravitavano, come Dosso da una parte, Durer Bosh dall’altra, in un corto circuito di influenze e suggestioni incrociate. Vera fucina di idee ed ispirazioni, la città lagunare rappresentava una calamita per gli artisti più sensibili. E’ interessante notare come la figura umana subisca una leggera riduzione di proporzioni nei confronti della natura in cui è immersa: gli sfondi di pianure, come di monti, costituisca una scoperta scenografica che talvolta risulta quasi protagonistica; è il caso della Tempesta di Giorgione, appunto o del TRAMONTO della National Gallery di Londra, sempre del pittore di Castelfranco, con quelle figure minute e le loro azioni misteriose, in “campo lungo” con una fuga spaziale profondissima.

Ciò che particolarmente colpisce è come una natura sontuosa, lussureggiante, indifferente ed a modo suo aristocratica, assista altera a casi umani dei più emozionanti ed anche più drammatici: penso alle due piccole tavole di Sebastiano del Piombo: NASCITA DI ADONE, MORTE DI ADONE dal Museo Civico Amedeo Lia di La Spezia. In questo senso vanno anche i due trittici di Bosh, ma anche, e, certo, con meno inquietudine il S.GEROLAMO NELLA SELVA di Lotto da Castel S.Angelo a Roma. Questa iniziativa di alto profilo è il risultato della collaborazione fra la Soprintendenza veneziana, il Museo Ermitage, i Musei Civici veneziani, la National Gallery di Londra, la Fondazione Ermitage Italia.

Il catalogo è pubblicato da Marsilio.

 

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