Secondo pubblica uno dei tanti autorevoli siti con la parola ”gay” nel dominio, Mariela Castro, componente della famiglia che monopolizza il destino dell’Isola e dei suoi abitanti come se si trattasse di una fatto privato, avrebbe dichiarato che ”I parlamentari cubani considereranno quest’anno la possibile legalizzazione di unioni civili tra persone dello stesso sesso”.
Naturalmente il titolo è diventato ”Vicina legalizzazione unioni civili omosessuali”.
Disgraziatamente il sito ignora, o finge di ignorare, che si tratta dell’ennesimo annuncio di Mariela Castro sulla questione, che la stessa Castro è contestata con forza da tutte le associazioni omosessuali non allineate con il Regime (che sono il 99%) e che il tanto strombazzato matrimonio omosessuale dei mesi scorsi altro non è stato che una burla, celebrata con tutti i crismi legali, a scopo mediatico e propagandistico (parlate con Yoni Sanchez, se sapete chi è, magari ne saprete di più).
La polizia cubana continua a pestare e incarcerare gli omosessuali senza motivo, la politica non li protegge e Mariela Castro fa quello che la sua famiglia ha fatto a Cuba da sempre: parlare per dar aria ai denti.
Lo stesso sito dimentica di ricordare che un dissidente di 31 anni, Wilmar Villar Mendoza – che se non era gay che cazzo ne parliamo a fare che quello che non è gay nemmeno lo consideriamo? – è morto giovedí scorso in carcere dopo alcuni mesi di sciopero della fame per essere stato arrestato durante una manifestazione ed essere stato condannato per questo, a quattro anni di carcere.
Si può essere tanto ingenui da credere che in un Paese dove la gente muore per reclamare i propri diritti ci sia un regime disposto a dare maggiori libertà alle persone omosessuali?
Credere a questo, significa credere che i bambini nascono sotto i cavoli o ai tronfi comunicati stampa di certe associazioni nostrane.