A volte accade che due avvenimenti importanti si producano nel medesimo momento, così anche nella proposta espositiva che segue più o meno le stesse date di apertura e di chiusura al pubblico. Se gli
accadimenti sono a grande distanza si è costretti a scegliere, se sono maggiormente ravvicinati, si può cercare di prendere due piccioni con una fava come dice il proverbio, e così è stato il 30 Settembre scorso, con la concomitanza di due presentazioni importanti, l’una a Venezia, a Palazzo Ducale, dove è allestita la mostra ”VENEZIA E L’EGITTO”, aperta al pubblico dal 1 Ottobre al 22 Gennaio 2012 nella Sala dello Scrutinio; l’altra a Padova, a Palazzo Zabarella dove sarà aperta al pubblico fino al 12 Febbraio 2012: ”IL SIMBOLISMO IN ITALIA”. Due occasioni di tutto rispetto, bisogna dirlo! Nel primo caso, per me, appassionato di Egittologia e trapiantato a Venezia da ventotto anni, vuol dire vedere affiancati due grandi amori, e la mia seconda patria ed i sogni di bambino quando sfogliavo le tavole dei libri d’arte antica. Il gioco di rimandi e suggestioni proposto dai curatori è di grande densità e coltissima intelligenza: si parte dal trafugamento del corpo di S.Marco ad Alessandria; l’Egitto ritrovato nelle collezioni archeologiche della zona, la cultura egittizzata in epoca romana della regione, si passa attraverso i viaggiatori, i navigatori, i geografi, i “reperti egizi ” del Tesoro di S.Marco. Si attraversano i sogni pittorici di Giorgione, di Tiziano, di Tintoretto, e la loro visione del luogo esotico, sino ad una magnifica serie di disegni nell’interpretazione delle storie bibliche o del Nuovo Testamento, e ad una serie di ventisette acqueforti di Giandomenico Tiepolo, attorno alla Fuga in Egitto. Non mancano le invenzioni Piranesiane,e neppure un “salto” nella sala egizia del padovano Caffè Pedrocchi (opera di Giuseppe Jappelli).
Intanto ci sono stati incontri, incroci e sollecitazioni relative a scambi culturali e linguistici provenienti anche dall’ Archivio di Stato di Venezia, come dal Museo Archeologico. Una sezione è ovviamente dedicata all’avventuriero Giovanni Belzoni, egittologo d’assalto cui pare che ci si sia ispirati per la creazione del personaggio di Indiana Johns, le cui tecniche di scavo sono altrettanto sbrigative, per quanto il padovano sia stato in contatto con le intelligenze più brillanti del suo tempo, e godesse, nonostante tutto, di non poca stima. L’egitto ritorna ad essere sognato, o continua ad esserlo nella fascinosa sezione dedicata ad Ippolito Caffi con cui si conclude il percorso espositivo ch’è una specie di anello, di cerchio magico sacrale e mistico in cui confluiscono così tante suggestioni mediterranee. Skira ha pubblicato il bel catalogo.
Siccome la mia visita a Palazzo Ducale si è svolta, grazie alla cortesia del personale e degli uffici stampa, con molto anticipo, sono riuscito a prendere un trenino, sgambettare attraverso il centro di Padova, ed arrivare a Palazzo Zabarella in tempo per il buffet (il calo di zuccheri a metà giornata è sempre in agguato!), e ad immergermi, poi, nelle atmosfere simboliste della mostra. Si inizia a piano terra con una scelta di autoritratti degli artisti più rappresentativi presenti, dipinti e scolpiti, ed una sala densa di forti opere grafiche. Il punto di vista dei curatori si incentra sui temi, sui luoghi, un occhio alle influenze straniere, certe città centrali: Roma, Milano, Venezia e le Biennali. Ci sono presenze molto importanti come Pellizza da Volpedo, Plinio Nomellini, Segantini, Morbelli, Boccioni, Casorati, Sartorio, tutti accomunati in ricerche estetiche che si susseguivano le une alle altre, infatti, se i temi sono simbolisti, ma a volte li chiamiamo anche Liberty, le tecniche sono, il più spesso divisioniste, e quegli stessi temi misteriosi, surreali, sacri o demoniaci, confluiranno, in parte nel realismo magico degli anni ’30. E questo viene a gran merito dell’esposizione, di stimolare e suggerire più che dire apertamente, in modo che il pubblico sia portato a raffrontare ed approfondire. Accuratissimo il catalogo pubblicato da Marsilio. Unico appunto, le luci non ancora perfette, e certo, non facili, trattandosi, talvolta, di illuminare tele molto grandi.
Ho concluso il mio percorso personale con un caffé pedrocchi al Caffè Pedrocchi, completando il cerchio.
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