”Berlusconi pagava 600 milioni di pizzo al mese, una sorta di ”messa a posto” a Stefano Bontade, quando poi questo morì fu sostituito”. Lo ha detto il pentito di mafia Giovanni Brusca nel
corso del processo ai carabinieri Mario Mori e Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato, che si svolge davanti alla IV sezione del tribunale di Palermo e che oggi viene ospitato nell’aula bunker del carcere di Rebibbia a Roma.
Brusca ha riferito di conversazioni con un altro capo boss, Ignazio Pullarà. Il pentito ha anche ricordato un attentato subito da Berlusconi e che fu posto in essere – sempre secondo lui – da altri due mafiosi. ”Pullarà mi disse anche che a Milano non c’era solo Berlusconi che pagava, ma anche tanti altri”. Poi Brusca ha aggiunto: ”Il pagamento di 600 milioni continuò anche quando le cose passarono in mano a Riina”. Sempre ricordando le conversazioni che Brusca ha avuto con Riina, ha spiegato: ”Mi disse tutto contento che si erano fatti sotto, cercando una trattativa. Io gli ho fatto un papello tanto, mi disse Riina”. La richiesta degli interlocutori di Riina era di ”finirla con le stragi”. Così come in precedenza Brusca ha spiegato che il ”soggetto finale” delle richieste di Cosa Nostra era il senatore Nicola Mancino. L’incontro di cui parla Brusca con Riina sarebbe avvenuto tra la strage di Capaci, avvenuta nel maggio ’92 e quella di via D’Amelio. Più volte Mancino è intervenuto smentendo ogni indebito contatto.
”Per quanto riguarda le stragi del ’92 e ’93 Berlusconi non c’entra”. Lo ha detto il pentito di mafia Giovanni Brusca nel corso della sua deposizione nell’ambito del processo ai carabinieri Mori e Obinu. ”Ho anche querelato il settimanale l’Espresso perché non è vero che andai da Berlusconi come in qualche modo era stato scritto in un libro e come quel settimanale riportava – ha continuato Brusca – ho chiesto una rettifica ma siccome non la facevano ho fatto la denuncia”. Poi ha aggiunto: “Io dico sempre la verità, ho cercato sempre di dire la verità”. (Giornalettismo.com)
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