La comunità LGBT italiana c’è cascata un’altra volta. I partiti di governo sono riusciti a far accendere le luci del sipario sulle loro scelte, costringendo organizzatori dell’evento, regista dello spettacolo, attori e
giornalisti a seguire il filo della polemica, più che l’importanza della manifestazione. Romeo e Giulietta gay non è nuovissimo come idea, l’ambiguità della relazione tra Mercuzio e Romeo è stata sottolineata più volte, anche a Hollywood, e senza polemiche. Trova conferma la tendenza clamorosa dei teatranti del Belpaese a calarsi le braghe di fronte al potere. A poco servono le grida postume (”Il copione è mio e non lo cambio più”), bisogna tirare fuori i coglioni prima e dire ”No”. Evidentemente i coglioni bisogna averli. E se proprio si vuole scandalizzare, allora si scandagli l’omosessualità di Yago, molto più palese (ma sì sa che Yago è cattivo e gli omosessuali italiani vogliono essere buoni), e la sua relazione con Otello. Ma non vorremo mettere in scena un negro in una città governata dalla Lega, no?
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