Centri sociali, gente di sinistra, circa duecento persone dicono le cronache, hanno percorso le strade della ricca e opulenta Sassuolo, paesotto di incolti nouveaux-riches con la villetta, il
canczello di ferro sbatuto (con una t, che l’accento lo impone) e voglia zero di sapere cosa suczede fuori dalla porta. Il Popolo delle Libertà – le loro – vincendo le ultime amministrative per un voto si è guadagnato il diritto di governare la città. All’insegna del facciamo quello che cazzo ci pare, dicono, e voi che avete perso zitti. La manifestazione ha rivendicato nell’indifferenza generale, il clima totalitario e di repressione che vivono le opposizioni e le minoranze. Nel 1985 chi scrive venne buttato fuori da un bar del centro città dove era entrato con due amici marocchini. Solo grazie alla sua faccia tosta, alla fortuna di avere più maroni di tutta la sinistra italiana odierna, e alle minacce di denunciare il proprietario a giornali e polizia, fu lasciato libero di sedersi a bere una cioccolata con i suoi due amici marocchini. Era il 1985 e a Sassuolo governava la sinistra, si chiamava razzismo anche allora. Quello che stupisce è che gli organizzatori della fallimentare marcia, abbiano gridato ai leghisti che avevano allestito un banchetto nel centro città, protetti dalla Polizia, che organizzeranno un Gay Pride a Sassuolo. A parte quella di essere una barzelletta divertentissima, subito ripresa dai siti gay seri, la proposta è inqualificabile dal punto di vista politico e segna l’ennesimo punto a sfavore della sinistra italiana, che decide di ricorrere alle minoranze sessuali solo quando è a corto di idee. E Arcigay che dice? Sappiamo già non si muove una foglia che Arcigay non voglia. Una pena.
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