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Il Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch sotto la luna piena

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I milanesi hanno dovuto attendere ventun’anni perché la straordinaria compagnia della “santa con i pattini a rotelle” nell’affettuosa ed acuta definizione di Federico Fellini, tornasse nella loro città. Era

il 1990 ed al Teatro  Lirico Pina Bausch presentò il dirompente PALERMO PALERMO – ancora fresco nella memoria il grande festival omaggio che la Biennale di Venezia, insieme con Il Gran Teatro La Fenice, le riservò pochi anni prima, programmando un’ampia scelta dei suoi ” stuck “, e due anni dopo, VICTOR, il primo lavoro dedicato a Roma – che il “pezzo ” sulla capitale siciliana dei tempi di Leoluca Orlando, arrivò come un pugno nello stomaco, con la sua forza drammatica: indimenticabile la lenta ed inesorabile camminata della compagnia verso il proscenio, una mela verde sul capo, lo sguardo fisso e lontano! Anche lo storico Dominique Mercy, che dopo la scomparsa della coreografa dirige la compagnia con Robert Sturm, si è meravigliato che così tanto tempo fosse già passato! Grazie al Piccolo Teatro, la sala Strehler ha ospitato VOLLMOND (Luna piena) coreografia del 2006. Si può quasi definire uno spettacolo da camera, dato che gli interpreti sono ”solo” dodici. La scena di Peter Pabst, è occupata da una solitaria grande roccia, verso il fondo del palcoscenico, un poco a destra dal punto di vista della platea; le luci, come sempre magnifiche, piovono dall’alto. L’azione s’inizia in medias res, e qualcuno dà vita ad un’energica legazione di movimento di perfetto stile scuola di Essen. All’arrivo di qualcun’altro, il primo si allontana, poi sono due personaggi, e la drammaturgia prende forma, ed i giochi di queste persone ”stregate dalla luna” si avvicendano, sono tutti simpaticamente un po’ pazzi; c’è chi si prende a sassate, e la tecnica è quella di evitare la pietra che cade dalle mani del partner, rotolando rapidamente sul palco. Le azioni sono ripetute ma non insistite… sappiamo come va, capiamo quasi alla prima, ed allora si può passare ad un altro argomento. Gli ingredienti ci sono tutti, ma meno crudi che in passato, non meno critici, però, dei comportamenti, ma con un’ironia meno dura, per quanto altrettanto puntuta! Questi magnifici centosessanta minuti di spettacolo, mi hanno fatto pensare ad una raccolta di schizzi, di studi, di impromptu: degli improvvisi teatrali danzati… C’è una luna rossa d’estate, evocata da una danzatrice dall’abito lungo color arancio caldo (i magnifici costumi sono sempre di Marion Cito) che danza morbidissima ed ispirata, un po’ folle e divertita. Ora bisognerà parlare dell’acqua, presenza importantissima di questo spettacolo (e, peraltro, elemento costante nel teatro della Bausch!): piove per tre quarti del primo tempo, e per l’ultimo quarto del secondo. Una pioggia incessante e liberatoria, a volta si pensa anche ad una cascata, di un’acqua lustrale, rigenerativa e di conoscenza. Nella drammaturgia cui accennavo, si definiscono personalità, si tentano seduzioni e rivalità, anche giocando sulle doti tecniche della danza, ma in maniera buffa, anche se crudele; non sono diventati buoni di colpo i personaggi di questo teatro, state tranquilli! Certo è affascinante vederli comparire dalla penombra, e da questa venire assorbiti, appaiono come evocati, e quasi si smaterializzano, quasi fatti della materia di cui sono fatti i sogni… ma ogni volta altri, diversi rigenerati, arrivano anche nuotando con grande divertimento, si, perchè scopriamo che con tanta pioggia, la metà verso il fondo del palcoscenico, si è trasformata in un piccolo lago, e quindi le danze si svolgono anche fra grandi spruzzi e sciaquii. Potrà sembrare un effetto facile, non è così, la suggestione è tale, e la precisione così attenta che anche delle gran secchiata sbattute contro la roccia, evocano immediatamente un mare in tempesta che si franga sugli scogli. Gli episodi memorabili sono tanti, come quando tutte le donne vengono lasciate sole a sguazzare, oppure, tutte in nero, con abiti elegantissimi, verso la fine, come magnifiche bambole meccaniche su un tapis roulant. É un continuo di sogni, apparizioni, e ci sono anche pezzi d’assieme, omaggio a Nelken, Palermo Palermo, Fur die Kinder von gester, heute und morgen. Citerò tre nomi: Nazareth Panadero, con abito rosso fuoco, (a parte il momento citato poco sopra), donna forte, provocatoria, recitante, danzante, sfacciata e filosofa, Elena Pikon, fascinosa depressa che si fa tutto il male possibile, si spreme limoni addosso… anche sugli occhi, ci affascina così, bellissima anche se gli anni passano! Ed il grande Dominique Mercy, dagli straordinari, avari, centellinati assoli. Poi ancora una pioggia insistente ed incessante e buio. Un applauso interminabile ha salutato la fine dello spettacolo, ad ogni chiamata si aggiungevano accappatoi di spugna sulle spalle dei danzatori zuppi… man mano, dopo un inizio, come sempre, compunto , i sorrisi di ringraziamento e di soddisfazione, illuminavano i volti dei dodici interpreti…mancava solo LEI…presente in spirito!

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