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di Samuele Vegna

Quanto ci serve, comunicare, lo sappiamo: è fondamentale la comunicazione chiara fino in fondo per essere compresə e per non essere fraintesə. Noi dobbiamo capire ed essere capitə, abbiamo il sacro dovere di ascoltare ed abbiamo il sacro diritto di essere ascoltatə in un ambito democratico di conflitto tra le idee che devono discordare perché ci sia un’evoluzione sociale e civica, civile e plurale, un conflitto che però dovrebbe condurre a un punto di ritrovo poi a metà strada nel compromesso che è la scelta intrapresa in una seria democrazia.

Siamo oramai diventatə dipendenti dalle app di messaggistica, che sono sempre più semplici da usare e forse anche sin troppo immediate e impulsive.

Ogni app e social media ha le sue policy, le sue regole interne, che spesso e volentieri permettono ai proprietari di fare il bello e il cattivo tempo – ricordiamoci che sono luoghi di proprietà privata e non si tratta di spazi pubblici. Il social è un non-luogo dove tu decidi di entrare gratuitamente prestando il solito consenso all’utilizzo dei dati che vengono poi, spesso e volentieri, analizzati, venduti e utilizzati per pubblicità mirate, tramite l’utilizzo dell’intelligenza artificiale che non ci farà precipitare nel complottismo se andiamo a dare un’occhiata alla realtà e ricordiamo lo scandalo di Cambridge Analytica. Quell’intelligenza artificiale lì abilmente analizza ogni istante nel quale noi abbiamo il cellulare in mano o vicino.

Un tempo c’era una mia carissima amica che essendo lei all’antica, quando un parente era a letto con l’influenza, non rispondeva al telefono, a quei tempi un cesso rispetto agli odierni smartphone, perché aveva il terrore di prendersi i germi. Noi oggi, per telefono, soffriamo di altre Male Influenze, ma nemmeno ce ne accorgiamo perché arrivano non sotto forma di germi, ma dal nostro costante condividere e leggere e essere bombardati dalle notizie, ed è sempre più difficile distinguere il vero dal falso, con la sempre più incombente (e ha appena iniziato) intelligenza artificiale.

I social media non sono paragonabili a una piazza, e Internet non è una piazza. E’ un luogo molto più controllabile, e di sicuro sempre più controllato dalle autorità, che non sono più super partes ma intraprendono la direzione politica che più gli piace e che più gli conviene, molto spesso.

Pavel Durov è un miliardario che ha costruito il suo piccolo impero di social media e di comunicazione e nel 2022 è arrivato a essere il numero 115 tra i più ricchi del mondo, con ben quindi miliardi di dollari di patrimonio, aveva fondato due social media di messaggistica istantanea con più di duecento milioni di utenti, ma è stato perseguitato da Putin e dai suoi affiliati, ed è stato costretto a vendere la sua piattaforma a un’azienda concorrente nel 2014, che ancora oggi è fortemente influenzata se non dipendente dall’attuale governo dittatoriale russo.

Nel 2013 aveva già fondato una piattaforma di messaggistica istantanea, Telegram, diventata immediatamente popolare per la privacy garantita, che nel 2016 contava già 350mila utenti giornalieri attivi e oltre cento milioni mensili e nel 2020, oltre 400milioni.

La comunicazione con Telegram è semplice, è difficile da rintracciare e viene purtroppo usata, come da esperienza personale, e ne sto scrivendo al riguardo, per traffici illeciti di stupefacenti potenti e che distruggono comunità alzando barriere anziché favorire il divertimento, oltre ad altri, probabili, traffici illeciti e terrorismo, ipotizzati dalla gendarmeria francese, tra i quali anche il fatto non verificabile che tramite Telegram, l’Iran avrebbe derubato di dati sensibili Israele.

Quel che emerge però dall’opinione legittima avanzata nel dibattito dell’agone democratico, è che su Telegram avvengono, verosimilmente, le organizzazioni dei cortei contro il genocidio in Palestina, Libano e Cisgiordania, oltre alle manifestazioni contro il cambiamento climatico, che sono sempre più ostacolate dai governi occidentali su suggerimento dei savi di Sion, ma avvenivano anche “scambi di idee” molto più estremi o delittuosi, che sono la normalità su una piattaforma che promette assoluta privacy e totale neutralità, basta però che non si vadano a ledere i diritti di nessunə, ma noi umanə non ci arriviamo: in piazza, in casa, in una via di città o di paese, faremmo o diremmo cose del genere, estreme e distruttive? Determinati crimini avvengono nel concreto, non saranno i social e le loro regoline a salvare niente e nessunə. Tanto varrebbe, se proprio si vuol provvedere al popolo, agire meglio in chiave istituzionale contro il crimine, il disagio sociale creato dalla povertà in aumento, contro le mafie e l’odio, cosa che però non avviene, sicuramente non in Italia.

Quindi, nessuno in realtà ha veramente torto, ma in un mondo normale, un uomo come Durov non sarebbe mai stato arrestato e condotto in carcere, ma in questo mondo, un personaggio scomodo un po’ a tuttə e che però in realtà ha attuato misure per prevenire determinati comportamenti lesivi della comunità, come lo spaccio, che avveniva molto di più su quella piattaforma anni fa e che è sempre esistito, o la pedopornografia, rispetto alla quale è stato accusato di favoreggiamento. La grandeur francese ha colpito anche lì: hanno infatti ammassato insieme moltissime accuse, come pure il terrorismo, pur di metterlo a tacere, ma il risultato è stato che Telegram ha fatto il boom di download. C’è da domandarsi perché i due macellai, quello di Mosca e quell’altro, non siano stati ancora arrestati nonostante il Tribunale dell’Aja e nonostante il viaggio in Mongolia (che quel Tribunale riconosce); in un mondo paritario, sarebbe scattato l’arresto immediato per crimini contro l’umanità anche verso di loro, e in realtà, anche per chi il 24 agosto ha gioito pubblicamente per il suo arresto come Medvedev, il braccio destro di Putin.

Ad oggi sarebbe il caso, come spesso ripeto, di andare in piazza a farci sentire di più, con più forza, anziché limitarci ai social media perché poi succede che spunta un DDL (è dietro l’angolo) e in piazza non ci si va più.

 

 

(3 settembre 2024)

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