Il presidente del Circolo Mario Mieli Andrea Maccarrone ha postato ieri sul sito del circolo l’intervento che pubblichiamo integralmente di seguito:
Nel suo post di ieri (intitolato Un paese più gentile, dove vivere e non voler morire, e che l’On. Scalfarotto poteva risparmiarsi, ndr) I’on. Ivan Scalfarotto fa alcune considerazioni politiche sul percorso della legge contro l’omofobia e la transfobia decisamente degne di nota. Purtroppo in negativo. La sua riflessione comincia dicendo che chi critica, le scelte da lui fatte sulla legge, sia tra le associazioni lgbt che tra i cattolici, lo fa in nome di una “la volontà di rimanere in una specie di stato di guerriglia permanente” Mi sembra una versione ingiustamente semplificata e falsa nel merito, la classica retorica degli “opposti estremismi” che tanti danni ha portato nel nostro Paese e che mette sullo stesso piano le vittime e i carnefici. Per quel che ci riguarda, non credo affatto che nessuno delle associazioni lgbt che hanno criticato lo svuotamento della legge voglia uno stato di guerriglia o una rivincita. Si rivendica solo una legge che tuteli da omofobia e transfobia come già tutela da oltre 20 anni dalle discriminazioni razziali e religiose. Una legge, appunto, già in vigore da tempo, per nulla estremista e che fino ad oggi non era stata certo tacciata di essere troppo dura o vendicativa nei confronti dei razzisti e non aveva suscitato alcun dubbio in merito alla libertà di opinione. Dove sta la volontà di guerriglia in questo?
Per ulteriore chiarezza, io non mi sogno di chiedere una legge “cattiva per o con i cattolici”. Ho tanti amici cattolici (va di moda dir così, ma è la verità) che non si sentirebbero per nulla messi in pericolo da una legge contro l’omofobia e i discorsi d’odio perché non si sognerebbero mai di dire che gli omosessuali sono contro natura, o inferiori o che in quanto tali debbano avere minori diritti. I ventisei parlamentari che hanno scritto ad Avvenire non sono “cattolici”, sono OMOFOBI, e tra di loro si distinguono alcuni che hanno costruito gran parte della loro carriera politica speculando sulle persone lgbt e opponendosi a qualsiasi avanzamento dei diritti, come Binetti e Bobba.
Nella lettera rivendicano il loro ruolo nello svuotamento e indebolimento della legge e auspicano ulteriori interventi peggiorativi per consentire agli omofobi di continuare a essere tali. Non ha nulla a che fare con l’essere cattolici è una questione puramente politica e di accreditamento verso le gerarchie religiose e mi fa piacere che ricevano anche il plauso dell’on. Scalfarotto, almeno facciamo un po’ di chiarezza.
Forse è “la sindrome di Stoccolma” a fare brutti scherzi al deputato Scalfarotto che mentre elogia i 26 cattolici che scrivono ad Avvenire accusa le associazioni omosessuali di visione manichea e di voler “sterminare l’avversario”… Peccato che qui le uniche vittime, in senso tragicamente letterale, che continuiamo a contare sono proprio omosessuali e trans colpiti dall’omo-transfobia e non i cattolici.
Tra l’altro purtroppo la legge Mancino non ha debellato il razzismo, e quindi tanto meno sterminato i razzisti, e non si capisce perché dovrebbe comportarsi diversamente con gli omofobi (o i cattolici). Noi ci auguriamo solo che sia uno strumento efficace di contrasto all’omofobia e transfobia, necessariamente unito ad altri interventi culturali e a politiche serie di cui non si ha traccia, e a norme di piena parità, come il matrimonio egualitario o le adozioni o il riconoscimento della genitorialità etc. Tutte leggi, per inciso, che gli omofobi e gli integralisti vedono come fumo negli occhi se non come vere e proprie aggressioni e che, con la ricerca degli ampi consensi che vuole Scalfarotto, non avremo mai. E infatti ovunque in Europa sono state approvate solo grazie alla determinazione dei promotori che non hanno ceduto alle pressioni pesantissime di chi le avversava. Ma tale coraggio e tale coerenza sono merci rare nel nostro Paese.
Il messaggio che arriverebbe, invece, da una differenziazione tra razzismo e omofobia, così come emerge dal testo base proposto dai relatori Scalfarotto e Leone e approvato in commissione, è profondamente diseducativo e sbagliato e rischia di essere peggiore del male. Perché tacciare di manicheismo chi chiede che questo venga evitato?
Sgomberato il campo dalla truce immagine dello “sterminio”, noi prendiamo atto che nel cercare queste “maggioranze condivise” Scalfarotto preferisce guardare al 25% dei voti del PDL e degli integralisti cattolici (se mai arriveranno), che vuole indebolire in tutti i modi la legge e lo rivendica, piuttosto che al 25% del M5S che si è detto disponibile ad approvare la legge nella sua versione originaria da lui stesso presentata. Anzi nel suo intervento alla Camera la deputata Giulia Di Vita del M5S solleva alcune questioni sui passaggi che hanno portato a questa scelta che forse il relatore Scalfarotto potrebbe cogliere l’occasione per chiarirci.
Trovo surreale, poi, il passaggio sulla “sindrome di Stoccolma”:
Caro Ivan, gli omosessuali non sono identificati dagli omofobi, così come le minoranze razziali non lo sono dai razzisti, noi tutti esisteremmo e vivremmo meglio senza di loro… Diverso è se ti riferisci al tuo ruolo politico. Certo il ruolo di presunto paladino politico di una causa non esisterebbe più se gli avversari venissero meno (attraverso la legge Mancino? Ho seri dubbi) ma forse se la causa la si difende così male anche questo non sarebbe così gran danno!
Viste le premesse del rispetto verso tutte le opinioni in campo che sostieni di avere stupisce, infine, il voler bollare come “chiacchiericcio” il dibattito politico serio che si tenta di sollevare attorno alla legge. Non mi sembra chiacchiericcio ma confronto di idee e opinioni a cui il tuo ruolo di parlamentare e di relatore della legge in questioni ti inchioda. Se vuoi sottrarti rinuncia ad essere relatore della legge e deputato e torna a fare lo spettatore come noi a cui non resta che provare a influire col nostro “fastidioso chiacchiericcio” al percorso della legge. Se il dibattito ha un senso, questo lo ha prima che la legge venga approvata non dopo, come sembri sostenere.
Quello che emerge è il classico atteggiamento sprezzante di chi crede che le mediazioni e gli equilibri vadano tutti trovati nelle alchimie parlamentari e si dimentica che fuori ci sta un Paese e delle istanze che sperano di essere rappresentate, o quanto meno ascoltate. Il peggio della politica italiana insomma. Eppure ti eri persino impegnato a promuovere un incontro sugli emendamenti da proporre con tutte le associazioni lgbt (troppo ideologiche?) di cui non abbiamo più saputo nulla.
Del resto se il punto di equilibrio lo devono decidere i pasdaran cattolici di PD e PDL sentirle, queste associazioni, sarebbe solo un inutile e fastidioso esercizio di finta condivisione. Alla fine avremo una legge perfetta che tutela la libertà di insulto dei vescovi e degli omofobi del Pdl e del PD e non tutela omosessuali e trans, il nostro consenso, nel tuo concetto di ampia condivisione, non conta, e infatti non ci è stato neppure chiesto, anzi adesso diventa un tedioso chiacchiericcio di fondo a cui deliberatamente ti sottrai, complimenti!
Concludo con una ulteriore riflessione sulla libertà di opinione, in ossequio alla quale, mi sembra che Scalfarotto voglia andare nella direzione già adombrata dai ventisei “cattolici omofobi” che hanno scritto ad Avvenire. Specificando cioè che la legge Mancino non debba influire sulla libertà di opinione e sui convincimenti religiosi. Sul punto ho scritto qualche giorno fa su Huffington, ma vedo che anche nel corso del dibattitto parlamentare è emerso che queste libertà in ogni ordinamento incontrano i limiti della tutela di altri beni, lo fa per esempio la deputata di SEL Ileana Piazzoni nel suo intervento molto chiaro. Cedere su questo punto significa non aver capito che sull’omofobia si combatte una battaglia soprattutto culturale e accettare che le idee di superiorità e di prevaricazione possano avere cittadinanza nel nostro ordinamento.
Una legge siffatta sarebbe davvero un cattivo servizio al Paese, e vogliamo dirlo prima che venga approvata, non dopo.
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