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Bo Summer’s, In territorio nemico

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In Territorio Nemicodi Bo Summer’s  twitter@fabiogalli61

Approfitto dell’uscita di In territorio nemico, il romanzo scritto da più di 100 autori grazie al metodo della Scrittura Industriale Collettiva (SIC). Per dire due o tre cosette contemporaneamente, come è nel mio stile. Ma chi mi segue già lo sa e non si stupisce.

Non facendo parte di alcun “giro letterario”, essendone stato buttato fuori clamorosamente anni fa, posso dirne a penna leggera. Esprimere un percorso senza la preoccupazione di compiacere alcuno. Non ho orti da coltivare. Se parlo di qualcuno o qualcosa ho la piena consapevolezza che non verrò ricambiato. Va bene così. Ho scelto la mia libertà. Pagandola a caro prezzo. Essere totalmente disconosciuto da chiunque, o quasi, di quell’ambiente. Questo mi è dovuto.

Con l’avvento del moltiplicatore, internet, che da pochi decenni amplifica smisuratamente le connessioni tra individui, menti e interazioni algoritmiche, è naturale che il processo creativo subisca una furiosa accelerazione, cui è sottesa un’immancabile rivoluzione poetica. Etica. Oceano sterminato, accessibile, gli elementi con cui creare diventano a tal punto numerosi da rischiare di trasformarsi in rumore; di conseguenza aumenta sempre più l’importanza di una delle fasi dell’invenzione: la scelta.

In tempi non sospetti, misi ad epigrafe di un mio libro [Impura, ed. Tracce, 1986] citando Isidore Lucien Ducasse, Comte de Lautréamont, “il plagio è necessario. Il progresso lo implica. Stringe da vicino la frase di un autore, si serve delle sue espressioni, cancella un’idea falsa, la sostituisce con l’idea giusta”. Questa era la sua idea di plagio, anche la mia,  affinché potesse servire ad esasperare il senso di un concetto, modificandolo, aggiustandone il tiro, appropriandosene. Oggi è il cosiddetto copia incolla. Tanto denigrato, a non ragione.

Ma ignorare, si sa, è abbastanza lecito.  L’ho scritto qui, almeno la smettiamo.

Henri Poincaré, determinismo del caos: “unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”.

O vogliamo dire ancora della teoria delle catastrofi di René Thom? L’origine e la successione delle forme naturali così come le percepiamo nel Mondo che ci circonda. Trasportando il concetto di natura a quello, temibilissimo,  di scrittura. La scrittura e il suo substrato, un substrato che ha effettivamente un ruolo di primo piano nel determinare il carattere più o meno permanente, o al contrario, e preferibilmente, più o meno transitorio, di una forma.

Da anni ci lavoro, in questo senso, con la scrittura. Ma a chi importa? Oppure a chi fa paura?

Il recente caso del metodo SIC, fortemente voluto da Gregorio Magini e Vanni Santoni, rappresenta una novità nello sterile e borioso panorama letterario italiano. Una naturale registrazione che conferma, giustocielo!, almeno di un poco, quello che ho scritto prima. Una creazione che determina una nuova creatura e che si avvicina a un’arte in cui la creazione collettiva assume una forma stilisticamente riconosciuta e riconoscibile.

Il termine “industriale” della SIC è divisione dei compiti e struttura gerarchica. Due dei principali caratteri di una creazione organica a dimostrazione che quel che è spesso criticabile in ambito sociale, o di compiacimento, può risultare proficuo nelle arti: a garantire l’omogeneità dell’opera è proprio la tirannia registica.

In territorio nemico, alla fine, è una nuova epica della Resistenza partigiana.

Una questione spinosa: un metodo può sostituire l’autore? e divenire il mezzo attraverso il quale milioni di menti si coordinano?

È questa anche una mia utopia, cari scrittori italiani che fate autoanalisi coi vostri libri. La creazione di un’intelligenza di scrittura artificiale. Ne avete paura? Chiunque potrebbe scrivere? E il vostro Ego autorale che fine farebbe?

L’autore collettivo, ovvero una nuova specie di software che naviga e assembla informazioni, acquisisce l’autocoscienza, se non addirittura un’anima di massa.

Vi può sembrare assurdo, ma meme autorale sarà un’entità consistente in una informazione relativa alla cultura umana replicabile da più menti, un supporto simbolico di memoria e di progettazione e propagazione di pensieri.

Ah cari scrittori uccisi dalla creatività di massa, priva di controllo che abita internet! è difficile negare un sapore di verosimiglianza a tali ipotesi!

Matteo, sua sorella Adele, il cognato Aldo: sono i personaggi di In territorio nemico, spersi dalla guerra che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, cercano di ritrovarsi nel devasto totale.

I tre protagonisti la battaglia, l’isolamento, l’amore, il conflitto con se stessi, fino a scegliere da che parte stare mentre la morte è in ogni dove.

La creatività collettiva è da tempo una prassi. Michel Foucault sottolinea come in passato accadesse l’inverso, e fosse proprio l’autorità di chi parla a garantirne la verità. La letteratura, così come l’arte visiva, è tentativi di opere collaborative, dai cadavre exquis surrealisti alle opere di Wu Ming.

Associazioni inusuali. Essere rivoluzionari. Non democratici. Lasciare che la propria mente divenga la riorganizzazione del materiale del Mondo in un eterno processo formativo reciproco. Menti al servizio di poetiche che si evolveranno e prolifereranno, tanto da destabilizzare persino l’idea che la mente dei singoli sia di per sé chiusa.

L’impresa è di quelle senza precedenti, davvero qualcosa che lascerà il segno, se non lo ha già lasciato.

Prospettive, meriti, demeriti, innovazioni e limiti di questa prassi credo saranno parte di un dibattito che è forse il più fecondo e drammatico per tutti gli artisti che usano internet (dunque quasi chiunque).

Questo libro però merita di essere nominato per rendere giustizia alle sue caratteristiche tecniche ma soprattutto poetiche.

“I mediocri imitano, i geni copiano”, Pablo Picasso. Chi imita scimmiotta il “metodo” di un altro, senza creare qualcosa che non sia già visto. Chi copia, prende qualunque cosa senza scrupoli né limiti, e la usa per assemblare una nuova opera.

Scusate, andava detto. Buona lettura.

 

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